Per “Adolescenza” si intende quel periodo di vita che va dai 12 ai 22 anni circa, ed in cui l’individuo deve affrontare una serie di cambiamenti che interessano il suo sviluppo fisiologico, morfologico e sessuale, cognitivo e sociale.

Tutte queste trasformazioni, profondamente interrelate tra loro, portano l’adolescente a modificare l’immagine che ha di se stesso e a confrontarsi continuamente con l’immagine che gli altri hanno di lui.

L’adolescenza inizia con la pubertà, ma i due concetti non vanno confusi, in quanto la pubertà si riferisce esclusivamente al passaggio dalla condizione fisiologica e morfologica del bambino alla condizione fisiologica dell’adulto. L’adolescenza varia per durata, qualità e significato da una civiltà all’altra, e all’interno della stessa civiltà, da un gruppo sociale all’altro.

In ogni caso in tutte le culture l’adolescenza sancisce il passaggio dallo status sociale del bambino a quello dell’adulto.

I numerosi cambiamenti che si verificano a livello biologico, sociale e psicologico, fanno dell’adolescenza un’età critica, e portano a una ridefinizione e riorganizzazione del proprio sé rispetto a se stesso e agli altri (genitori, amici, figure adulte di riferimento).

Il principale compito evolutivo dell’adolescenza è l’acquisizione di un’identità e dell’autonomia.

In questa fase della vita è tipico il conflitto tra il bisogno di autonomia e di individuazione da un lato, e quello di sentirsi ancora bambini, protetti e rassicurati, dall’altro.

L’adolescenza però non riguarda solo i figli, ma coinvolge anche i genitori. Questa fase della crescita, infatti, porta conflitti, relazioni faticose e discussioni per la conquista di ‘nuovi diritti’ e di una maggiore autonomia. Un processo continuo che si realizza attraverso ripetute crisi, esplorazioni e riorganizzazioni, e che si esprime all’interno della famiglia attraverso diverse forme di comunicazione verbale (silenzio, aumento delle discussioni, provocazioni e aggressività verbale) e non verbale (modo di vestire e di atteggiarsi, rapporto con il cibo, modalità di gestire gli spazi personali).

Improvvisamente, secondo i genitori, il bambino dolce e timido di ieri si è trasformato in un ragazzino diverso, a volte scontroso e incomprensibile, e questo provoca non poco disagio nei genitori.

La famiglia, come l’adolescente, è mossa da due spinte antagoniste: una forza spinge verso l’esterno, promuovendo l’autonomia e la differenziazione dei singoli membri, mentre un’altra forza preme verso l’interno, cioè verso l’appartenenza e il rafforzamento della dipendenza.

Anche se i ragazzi non sembrano accettare volentieri i valori e i tentativi di guida dei genitori, è proprio dal confronto con le regole e i modelli familiari che scoprono chi sono, cioè che cosa pensano e a cosa tengono.

In questo periodo i ragazzi sono scontrosi, trasgressivi e sembrano voler scappare dai genitori, ma nello stesso momento stanno chiedendo aiuto a loro, stanno chiedendo di essere accompagnati, con discrezione, verso il mondo esterno. Il messaggio implicito è: REGGIMI CHE SCAPPO!

Differenziarsi non significa disprezzare o negare. Occorre una rinegoziazione reciproca delle distanze interpersonali. Può essere molto duro per i genitori sopportare la sensazione di essere esclusi, ma è fondamentale per lo sviluppo dei figli. I genitori dovranno adattarsi a essere disponibili solo quando il figlio li cerca, dimostrando di rispettare i suoi sentimenti e il suo bisogno di privacy.

Come ampiamente illustrato nel libro Questa casa non è un albergo! (Feltrinelli,  A. Pellai ), l’immagine del gioco del tiro alla fune può ben rappresentare, in tutte le sue sfaccettature, il rapporto genitori-figli negli anni ‘turbolenti’ dell’adolescenza.

Quando il figlio è piccolo, preferisce stare dalla stessa parte dell’adulto, in ‘squadra’ con i genitori, non tira la corda, cerca piuttosto un alleato nel genitore per affrontare la sua quotidianità.

Con l’ingresso alla scuola media, invece, il ragazzino passa dall’altra parte del campo, comincia a tirare la fune per far entrare l’adulto nel suo territorio. A questo punto, occorre trovare un equilibrio tra i giocatori: ecco la vera fatica del genitore che dovrebbe tirare la corda con una forza ben ponderata per ogni singola situazione.

Ogni adolescente dovrebbe negoziare (e quindi, confrontarsi, e discutere) con l’adulto le sue conquiste. Se il genitore cede a ogni tipo di richiesta e dà tutto subito, senza mettere dei paletti, non ci sarà più modo di farlo successivamente.